“Campo” è il nome col quale gli abitanti di Santa Severina chiamano la propria piazza, probabilmente per antica memoria di un suo uso militare come piazza d’armi. Situata sul crinale del cocuzzolo su cui è arroccato il paese, è dominata da due importanti emergenze architettoniche: la Cattedrale a nord e il Castello a sud. Separati dal Castello da un profondo fossato, due “spuntoni” rocciosi formano un belvedere che si affaccia a oriente e ad occidente sui tetti delle case e su uno scenario che va dai monti della Sila alla valle del Neto, fino al mare Ionio. L’intervento su questo luogo carico di suggestioni si è concretizzato in una serie di segni realizzati col travertino su una pavimentazione di porfido.
L’elemento strutturale è una grande ellisse orientata con l’asse maggiore nella direzione nord-sud. L’interno dell’ellisse è diviso in dodici quadranti dagli assi maggiore e minore e da quattro radicali convergenti in un sistema centrale che forma una rosa dei venti, il cui nucleo è costituito da un disegno che rappresenta l’occhio della conoscenza. Da questa partono otto aghi triangolari, orientati secondo i punti cardinali, che segnano la direzione dei venti, rappresentati da altrettanti volti incorniciati in piccole ellissi.
Dall’ellisse, figura bifocale, si irradiano al suo esterno, generati da un centro unico, degli archi di cerchio realizzati con cubetti di marmo bianco intercalati ogni 4 metri nel porfido, quasi a ridisegnare, all’esterno della grande figura ellittica, la forma della piazza, a ridefinirne i confini.
All’esterno dell’ellisse sono tracciati, sempre con cubetti di marmo bianco, due assi. Il primo, con direzione nord-sud, è il prolungamento dell’asse maggiore. All’intersezione con gli archi di cerchio sono posti dei bolli quadrati di travertino di 40 centimetri di lato su cui sono incisi i simboli astrologici del Sole e dei pianeti. Il secondo asse unisce il Castello e la Cattedrale e, alla mezzeria tra glia chi di cerchio, è formato da bolli circolari di 40 centimetri di diametro su cui sono disegnati i simboli alchemici delle materie.
I due assi hanno in testata quattro grandi lastre circolari su cui sono rappresentate le stagioni a nord, i simboli del tempo a sud, il ciclo dell’oro e lo spirito dei metalli sull’asse Chiesa-Castello. Altre due lastre, tangenti all’ellisse in corrispondenza dell’asse minore, rappresentano il Sole a est e la Luna a ovest.
Nella Villa Comunale, situata sullo “spuntone” a sud-ovest della piazza e delimitata da questa da un ciglio parallelo all’asse Chiesa-Castello, sono stati realizzati con muratura di pietrame locale due sistemi di sedili. Il primo si sviluppa lungo il perimetro verso il fossato con funzione anche di parapetto. Il secondo sistema è costituito da un nucleo circolare con quattro appendici curvilinee formate da un doppio ordine di sedili. Il tutto, pur contenendo al suo interno qualche suggestione di “labirinto”, forma in realtà un grande sole anch’esso orientato, come l’ellisse della piazza, secondo i quattro punti cardinali. A sud a ovest e a nord, nei punti di intersezione dei due assi centrali, realizzati con ciotola di fiume e bordure di travertino, con il sedile perimetrale, il parapetto è tagliato, creando tre affacci rispettivamente verso il Castello, verso le montagne e verso il tessuto urbano di una stradina di derivazione greco-latina: la “miseria” (da mesovia, via di mezzo). Quattro dialetti, sempre orientati, tangenti la parte centrale, dividono la villa in nove campi.
Al centro del disegno è posta una fontana di travertino di forma cubica sulle cui facce est e ovest è disegnato un occhio, lo stesso che è al centro della rosa dei venti. Sopra la fontana è stata collocata una stella a diciotto punte realizzata con quadrello di ferro. Altre forme sferiche con immagini astronomiche, sempre di ferro, si trovano al centro dei tre affacci-feritoie.
Alle spalle dei sedili centrali sono stati piantati, a riconoscimento della sua importanza nell’economia e nella cultura del luogo, quattro alberi di arancio.
Arch. Alessandro Anselmi
Arch. Giuseppe Patanè